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Visualizzazione dei post da luglio, 2010

soggetto e tecnologia

L'analisi della tecnologia e il suo ruolo nella attuale cultura sono tutt'altro che condivisi oggi. Il presupposto da cui parto è il superamento della scissione scienza-tecnologia che deriva dal superamnto soggetto-oggetto e teoria-porassi. L'uomo è artfice del mondo attuale, ne determina i contesti e girando il nostro sguardo difficilmente, a meno di essere a 4.000 metri o al polo (e forse neanche lì), diviene difficile usare il termine di paesaggio naturale. Di qui la non estraneità dell'uomo dall'analisi del mondo, l'impossibilità di guardare il mondo dall'esterno, da osservatore esterno. Da qui derivano due conseguenze: il ruolo della corporeità nella consocenza, la presenza di una mente diffusa dentro e fuori dai singoli soggetti, rete con altri soggetti, supportatta da artefatti materiali. La relazione soggetto-tecnologia è centrale nel dibattito attuale; esistono accanto a quella presentata posizione diverse, molte catastrofiste. Ma contemporaneamente

due tipologie di campi epistemici

Un tempo c'erano le discipline. E ci sono ancora. Il loro statuto epistemologico è top down. Nasce da precisi assiomi, ha un metodo di ricerca, ha un proprio linguaggio. Da tali elementi derivano i successivi teoremi e i vari costrutti, le modalità per risolvere i problemi del settore di competenza, la costruzione di una comunità di riferimento. Anche se nel tempo la struttura modifica il suo statuto epistemico, si pensi alla teorie dei paradigmi di khuniana memoria, in ogni periodo storico processo e statuto sono ben definiti. Oggi sta emergendo anche un differente tipologia epistemologica, che crea il suo statuto botton up. Emerge dal problema, dalla pratica e man mano si raffina e si perfeziona fino a definire linguaggio, assiomi e riferimenti. Un tale processo era presente da sempre, ma nel passato mai aveva prodotto saperi nobili, saperi che avessero il permesso di entrare nell'accademia. E ciò anche per l'approccio platonico dominante che aveva prodotto la dicotomia t

obiettivi e bisogni

Ma è proprio vero che una buona progettazione vede come due stadi differenti l'analisi dei bisogni e la definizione degli obiettivi? Non sarebbe il caso di vedere i due passaggi come un nodo unico in cui i due elementi sono connessi con relazioni cicliche e ricorrenti?