due tipologie di campi epistemici

Un tempo c'erano le discipline. E ci sono ancora. Il loro statuto epistemologico è top down. Nasce da precisi assiomi, ha un metodo di ricerca, ha un proprio linguaggio. Da tali elementi derivano i successivi teoremi e i vari costrutti, le modalità per risolvere i problemi del settore di competenza, la costruzione di una comunità di riferimento. Anche se nel tempo la struttura modifica il suo statuto epistemico, si pensi alla teorie dei paradigmi di khuniana memoria, in ogni periodo storico processo e statuto sono ben definiti.
Oggi sta emergendo anche un differente tipologia epistemologica, che crea il suo statuto botton up. Emerge dal problema, dalla pratica e man mano si raffina e si perfeziona fino a definire linguaggio, assiomi e riferimenti. Un tale processo era presente da sempre, ma nel passato mai aveva prodotto saperi nobili, saperi che avessero il permesso di entrare nell'accademia. E ciò anche per l'approccio platonico dominante che aveva prodotto la dicotomia teoria-prassi (vedi Tecnologie e costruzione di mondi, Rossi, 2009).
Oggi tale percorso viene accreditato per costruire campi epistemici validati e riconosciuti. Emergono anche differenti metodologie della ricerca che valorizzzano metodi qualitativi e che supportano tali processi.
Da un lato essi sembrano non avere tutti i crismi della scientificità. In realtà non hanno le caratteristiche della scientificità tecnica dominante fino alla metà dello scorso secolo ovvero al sapere duale (teoria-pratica) e al sapere che genera leggi assolute, generali e decontestualizzate.
Tale processo sicuramente è stato favorito dalla necessità di indagare fenomeni complessi e deriva anche da un nuovo rapporto tra scienza e tecnica, un rapporto che non le vede subordinate. In effetti oggi la scienza non indaga più il mondo come esso si presenta a prescindere dall'uomo, ma studia un mondo che prevde la presenza umana, anche se a volte la reputa ingombrante. Così nella ricerca non ha più senso vedere il ricercatore fuori dal campo di azione, osservatore esterno di una realtà che esso non determina e non modifca con la sua stessa presenza. L'uomo studia oggi un mondo di cui nel bene e nel male è artefice, un mondo di cui non sempre può controllare fenomeni che però spesso sono determinati dal suo stesso agire.
In tale processo la teoria della complessità ha un ruolo centrale. La necessità di un approccio sistemico, la necessità di partire dalle relazioni che connettono il sistema e il rifiuto di un approccio riduzionista sono essenziali. Un esempio: l'ecologioa.
Sicuramente la presenza di una nuova tipologia epistemica non elimina la precedente e non elimina la necessità di muoversi oggi con due prospetive nell'esame del reale.
L'ottica disciplinare si connette con l'ottica sistemica o ecologica. Le due oggi sicuramnete e pesnio anche in futuro collaboreranno ad osservare gli stessi fenomeni con prospettive e punti di vista differenti e la loro sinergia, e solo essa, garantirà un progresso in vari campi.
Una disciplina che potrebbe sembrare avere i crismi del botton up è la didattica, scienza di mediazione tra diverse linee, esigenze, saperi, mediazione che si esplica nell'azione e nella pratica.

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