L'uomo e il robot

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Roberto Bolle danza con un robot, l’incontro col braccio meccanico è incredibilmente umano.


Tanti discorsi, tanti libri e troppi convegni per parlare del rapporto, difficile ma affascinante, fra noi umani e i robot, e poi arriva Roberto Bolle e tutto diventa improvvisamente chiarissimo. I tre minuti andati sono destinati a diventare materia per i corsi universitari, quelli che dovrebbero spiegarci a cosa servono le macchine e a cosa serviamo noi se le macchine ormai fanno tutto o quasi. Sulle note de La Cura di Franco Battiato, il grande ballerino sperimenta un passo a due con un braccio robotico di oltre una tonnellata (mille e duecentoventi chili per la precisione). Un colosso in grado di demolire un muro con un colpo solo altro che danza (AGI - Stazione futuro)

Le prove segretissime per il nuovo programma.

Da sempre convinto che la sua arte millenaria possa e debba dialogare con il presente anche attraverso la modernità, Bolle è appassionato di tecnologia e già nella passata edizione aveva dato spazio alla sperimentazione utilizzando per la prima volta in tv tecniche innovative. Quest’anno si è spinto oltre, immaginando un passo a  due con la macchina. Un esperimento non privo di rischio dovendo avere a che fare con un braccio meccanico di oltre una tonnellata e mezzo, programmata dagli esperti di Event Management per interagire e financo danzare con l’Étoile, senza schiacciarla (Il fatto quotidiano, 28 novembre 2018).


Il robot ballerino era del tipo NJ 220-2.7 della Comau. Era un robot pensionato, mi hanno raccontato, aveva passato la sua breve vita produttiva in fabbrica, in una catena di montaggio, di quelle per automobili. Era addetto alla verniciatura. Ma i robot invecchiano molto prima delle persone, e così era stato sostituito e venduto ad una società che organizza grandi eventi che ne aveva bisogno per spostare gli schermi di scena, sempre più grandi e pesanti (questo solleva e sposta fino a 220 chili per volta). Il ballo con Bolle è arrivato per caso.
L’idea era di mettere assieme da una parte un ballerino così perfetto da essere definito una macchina, e dall’altra una macchina vera ma renderla così delicata nei gesti da darle un tocco di umanità. C’è voluto un mese e mezzo per programmarne i movimenti e non sono mancati incidenti come quando provando il finale, quando il robot raccoglie da terra la giacca di Bolle e gliela porge, ha letteralmente divelto il pavimento. Non per colpa sua, una questione di programmazione.







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