Società della conoscenza e formazione
La Facoltà di Scienze della formazione dell'Università degli studi di Macerata organizza mercoledì 30/11 un convegno su: Società della conoscenza e formazione. Link al Programma
Si dice spesso che siamo nella società della conoscenza. Per dare un senso a tale affermazione occorre rispondere alla seguente domanda: come cambia e che ruolo ha oggi la formazione?
Una domanda ampia a cui cercherò di dare più che delle risposte, soprattutto spunti di discussione.
Non è possibile ridurre il concetto di formazione ai percorsi sia per la formazione iniziale, sia in servizio.
1. Se la finalità oggi è la professionalizzazione, ovvero la formazione per il mondo del lavoro di soggetti che sappiano porsi in modo creativo e costruttivo in relazione alle situazioni problematiche che emergono, la formazione deve mirare a costruire competenze per risolvere nuove emergenze più che fornire un bagaglio di conoscenze da mettere in atto. Non a caso anche la formazione in azienda si sta modificando. Fondimpresa, ad esempio, finanzia corsi creati sull'esigenza specifica e situata della singola azienda: un problema determina una richiesta di formazione. E' chiaro che nella progettazione le agenzie formative collaborano a costruire percorsi curvati sull'esigenza stessa, ma anche possono fornire suggerimenti in quanto non sempre la "medicina" è deterministicamente connessa al bisogno.
Ma questo suggerisce anche un ruolo nuovo per le agenzie formative: l'analisi del contesto e dei bisogni e la capacità di costruire percorsi situati diventano prioritari.
2. Ma non sempre la formazione può proporre risposte dall'esterno per rispondere domande interne, in quanto molto spesso esistono risorse interne e, soprattutto, esperienze che, spesso in modo implicito, hanno permesso di elaborare un sapere pratico. Le agenzie formative, in questo caso, hanno il compito di svolgere un ruolo ermeneutico e favorire l'esplicitazione del sapere implicito e la sua organizzazione e condivisione.
3. Connesso al precedente vi è un terzo problema. Come costruire nuova conoscenza? Come avviare processi creativi? Molte delle realtà produttive italiane si reggono sulla capacità di una produzione sempre innovativa e al passo con le esigenze dell'utenza e della moda. Ma come avviare processi di innovazione come prassi non occasionale, ma "normale" di un'azienda? Alcune realtà hanno individuato nel metodo AGILE una soluzione. Si tratta di procedure per discutere in gruppo settimanalmente le migliorie da apportare alle procedure e ai prodotti, di valutarle economicamente e di avviarne la messa in atto. Si basa sulla valorizzazione della risorse interne, su metodi scientifici per valutarle e costruire una time line specifica. Ad oggi tale metodo è più applicato in aziende che progettano software, ma l'idea di base può essere adottata anche da altre realtà.
Una domanda ampia a cui cercherò di dare più che delle risposte, soprattutto spunti di discussione.
Non è possibile ridurre il concetto di formazione ai percorsi sia per la formazione iniziale, sia in servizio.
1. Se la finalità oggi è la professionalizzazione, ovvero la formazione per il mondo del lavoro di soggetti che sappiano porsi in modo creativo e costruttivo in relazione alle situazioni problematiche che emergono, la formazione deve mirare a costruire competenze per risolvere nuove emergenze più che fornire un bagaglio di conoscenze da mettere in atto. Non a caso anche la formazione in azienda si sta modificando. Fondimpresa, ad esempio, finanzia corsi creati sull'esigenza specifica e situata della singola azienda: un problema determina una richiesta di formazione. E' chiaro che nella progettazione le agenzie formative collaborano a costruire percorsi curvati sull'esigenza stessa, ma anche possono fornire suggerimenti in quanto non sempre la "medicina" è deterministicamente connessa al bisogno.
Ma questo suggerisce anche un ruolo nuovo per le agenzie formative: l'analisi del contesto e dei bisogni e la capacità di costruire percorsi situati diventano prioritari.
2. Ma non sempre la formazione può proporre risposte dall'esterno per rispondere domande interne, in quanto molto spesso esistono risorse interne e, soprattutto, esperienze che, spesso in modo implicito, hanno permesso di elaborare un sapere pratico. Le agenzie formative, in questo caso, hanno il compito di svolgere un ruolo ermeneutico e favorire l'esplicitazione del sapere implicito e la sua organizzazione e condivisione.
3. Connesso al precedente vi è un terzo problema. Come costruire nuova conoscenza? Come avviare processi creativi? Molte delle realtà produttive italiane si reggono sulla capacità di una produzione sempre innovativa e al passo con le esigenze dell'utenza e della moda. Ma come avviare processi di innovazione come prassi non occasionale, ma "normale" di un'azienda? Alcune realtà hanno individuato nel metodo AGILE una soluzione. Si tratta di procedure per discutere in gruppo settimanalmente le migliorie da apportare alle procedure e ai prodotti, di valutarle economicamente e di avviarne la messa in atto. Si basa sulla valorizzazione della risorse interne, su metodi scientifici per valutarle e costruire una time line specifica. Ad oggi tale metodo è più applicato in aziende che progettano software, ma l'idea di base può essere adottata anche da altre realtà.
Il punto centrale è comprendere che anche le organizzazioni apprendono, che le comunità apprendono. Parlare di formazione è anche approfondire i processi di apprendimento e le modalità con cui non solo le persone, ma anche i gruppi apprendono condividendo le proprie idee ed elaborandone di nuove.
4. Vi è un quarto livello che connette formazione e società della conoscenza ed è relativo al processo di elaborazione dell'informazione interno alle aziende o alle istituzione. Parliamo allora di Knowledge management. Oggi ogni struttura gestisce (1) le informazioni in entrata dall'esterno, (2) le informazioni e la conoscenza elaborata all'interno, (3) le informazioni che invia verso l'esterno. Le prime sono essenziali per dirigere e orientare la produzione, le seconde per valorizzare al massimo le risorse umane interne con tutto il contributo di idee ed esperienze che hanno, contributo che può migliorare il valore e la competitività dell'azienda, le terze sono relative all'immagine che ogni struttura invia verso il mondo.
L'organizzazione e la gestione di questo patrimonio di conoscenza è centrale per lo sviluppo, il successo e l'immagine stessa della struttura.
In questi quattro percorsi la formazione ha un ruolo centrale in quanto può suggerire i processi utili per analizzare i contesti, trasformare l'implicito in esplicito, per permettere al gruppo di elaborare nuova conoscenza, per trasformare la conoscenza in risorsa.
In questo processo le scienze della formazione possono operare sinergicamente con altre scienze. Sicuramente con quelle economiche, che permettono di valutare la sostenibilità e la efficienza delle proposte. Con le scienze informatiche, con le scienze della comunicazione.
Spesso viene sottovalutato rispetto a queste ultime il ruolo delle scienze della formazione e viene focalizzata l'attenzione soprattutto sull'aspetto economico. Si parla di marketing, di scelte strategiche. Vorremmo sottolineare che accanto a tali prospettive, sicuramente presenti, deve essere collocata l'attenzione sui processi di formazione della conoscenza, sui processi attraverso i quali i gruppi elaborano nuove idee, sui processi che permettono di valorizzare il sapere presente nei singoli e nelle organizzazioni. Ed è qui che le scienze della formazione possono dare un contributo insostituibile.
Nel convegno che si terrà a Scienze della formazione verranno approfonditi i temi precedenti e saranno anche analizzate proposte concrete di sinergie possibili per il nostro territorio. Per maggiori informazioni vedere il programma.
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