Essere e apparire. Perdersi in un bicchiere d'acqua

Ogni esperienza è frutto di una percezione per cui “essere reale e apparire fanno un tutt’uno” e “la trasparenza della coscienza comporta l’immanenza e l’assoluta certezza dell’oggetto”. (Merleu-Ponty, 2003, 235) La coscienza non ammette la separazione fra l’apparenza e la realtà. 

Il rapporto tra apparenza e realtà, si connette a quello tra reale e virtuale. Molto spesso connettiamo a virtuale la visione che abbiamo attraverso un visore VR e stiamo assistendo a uno spettacolo costruito artificialmente e non mediato direttamente e fisicamente dai sensi. In realtà siamo spesso in situazioni “virtuali” che non percepiamo come tali in cui il mondo non ci è dato direttamente dai nostri sensi.
Cosa c’è di più vero e naturale di un bicchiere d’acqua? Cosa possiamo immediatamente percepire? Forse la temperatura, il sapore, la durezza, non molto di più. Non sicuramente la sua potabilità. Difficilmente ci rendiamo conto dei mondi, dei layer che prendiamo in considerazione per bere un bicchiere d’acqua. I mondi che connettiamo sono quelli della sorgente in cui è stata prelevata, dei trattamenti che ha avuto, dei controlli a cui è stata sottoposta, delle caratteristiche che possiede, della presenza di minerali, di integratori, dei problemi connessi con l’imbottigliamento, con i materiali usati nell’imbottigliamento, con il trasporto e la distribuzione. Altri layer dipendono dal mio corpo, dalle mie patologie e dalle tipologie di acque che potrebbero essere consigliabili. Infine i temi economico-politici: i costi, le multinazionali alimentari, che hanno in mano il mercato dell’acqua, le loro influenze sul processo e sulla legislazione. Acqua è anche un bene naturale, un elemento molto presente nel mondo che ci circonda ora divenuto merce.
Non tutti questi processi sono percepibili direttamente e non tutti danno un’assoluta e costante sicurezza dei risultati, ma non per questo li riteniamo “virtuali”. Molti dei dati relativi alle acque non possono essere controllati e per alcuni crediamo a quanto ci viene comunicato in base  alla fiducia nelle strutture competenti. Più in generale nella società attuale siamo costretti ad aver fiducia nei sistemi astratti, in quanto “la natura delle istituzioni moderne è profondamente legata a ai meccanismi di fiducia nei sistemi astratti” (Giddens, 1990, 89)
Nella nostra vita quotidiana siamo in contatto con mondi percepibili dallo sguardo vicino e dai nostri sensi, e contemporaneamente con mondi a cui siamo connessi solo socialmente o culturalmente grazie a una conoscenza e un’informazione indiretta.
In altri termini per bere un bicchiere d’acqua si fa riferimento a vari dati, alcuni verificabili direttamente, mentre per altri la validazione è possibile solo seguendo una catena lunghissima di informazioni spesso impossibile da risalire. Passando dall’acqua presa dal pozzo, all’acqua che arrivava nelle case da una sorgente conosciuta o da un acquedotto comunale, all’acqua imbottigliata da monopoli globali si è assistito a un costante allontanamento (virtualizzazione?) dell’origine del prodotto e contemporaneamente sono aumentate le informazioni che accompagnano il prodotto, il suo mondo aumentato. Le catene informative e produttive si sono arricchite e allungate.

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