Pensare in formato corporeo

Caruana e Borghi (2016) parlano di formato corporeo per descrivere le modalità con cui concettualizziamo. I concetti sono una colla di sensazioni, azioni, emozioni e parole. Sono modali e non amodali. Altri supporti alla modalità del funzionamento neurale derivano da alcuni studi della neuroscienza cognitiva che hanno rivelato come:
la corteccia motoria, da tempo confinata al semplice ruolo di programmazione ed esecuzione delle azioni, gioca un ruolo cruciale nelle complesse abilità cognitive.
Ed
è ormai ampiamente riconosciuto che non esiste una singola area usata per molte funzioni per la percezione dello spazio, piuttosto il cervello costruisce più rappresentazioni spaziali che possono essere correlate a una specifica classe di azioni (vedi Rizzolatti, Fadiga, Fogassi, e Gallese, 1997; Rizzolatti, Fogassi e Gallese, 1997; Colby e Goldberg, 1999).
Pertanto, questa descrizione della rappresentazione neuronale della codifica spaziale sembra riflettere una divisione dello spazio sulla base delle potenziali azioni che possono essere eseguite in esso.
La codifica è legata alla singola tipologia di azione e alla sua finalità: afferrare è differente in funzione della tipologia degli oggetti o della distanza degli stessi.
Vari studi hanno confermato l’implicazione senso-motoria nella concettualizzazione. Boulenger et al. (2002) descrive il processo con cui si “afferrano” le idee, Glemberg et al. (2008) come il corpo partecipi nella produzione del pensiero astratto, Lacey et al. (2012) il ruolo della corteccia senso-motoria nella comprensione di metafore testuali, Guan et al. (2013) sottolineano il contributo del sistema motorio alla comprensione del linguaggio astratto, Craighero l’impatto del sistema motorio sulle funzioni cognitive (Craighero, 2014). Gallese riassume tali studi affermando che

L'attivazione motoria somatotopica è stata osservata durante la comprensione dell'uso astratto e figurativo del linguaggio come metafore e idiomi (2018, 4).

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