Pepper: un terzo attore in classe


Un robot per ascoltare gli studenti

La gestione dell’agire didattico, come detto, diviene sempre più complessa sia sul piano epistemologico, sia in relazione alla traiettorie di apprendimento, sia sul piano delle competenze. Rispetto al passato i tre piani interagiscono, ma non sono connessi in modo deterministico.
Una sperimentazione da poco avviata ha introdotto un robot, Pepper, che durante la sessione di lavoro riceve dagli studenti che comunicano via smartphone alcuni input[1]. Pepper analizza le richieste e poi interviene con tre modalità differenti: se la richiesta proviene da un numero elevato di studenti ed è relativa a tematiche non chiare, a difficoltà di seguire la lezione o stanchezza, pone la richiesta al docente, bloccando la lezione; se il dubbio riguarda tematiche connesse al contenuto e riguardano un numero limitato di studenti, ma lo espone al docente quando questo decide di effettuare una pausa; se il problema è di un solo studente può inviare un messaggio allo stesso. La difficoltà di seguire più processi, epistemologici, relazionali, di apprendimento, può essere risolta inserendo nuovi attori in aula, a cui vengono delegati alcuni processi, in questo caso il monitoraggio del processo ponte.



[1] Richieste di chiarimento, le parole non comprese, richiesta di aiuto perché stanchi o incapaci di seguire il percorso proposto. Sono tutte richieste non semantiche o che comunque non possono prevedere una loro comprensione semantica.


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