Macro e micro. Esempi
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Proponiamo due esempi/metafore per comprendere come sia possibile che nell’azione dell’hic et nunc operino prospettive autonome che fanno riferimento a scale spazio-temporali diverse.
Google map
Un esempio può essere di supporto per comprendere come macro e micro possano avere logiche differenti pur analizzando lo stesso territorio. Si pensi a osservare un’area con Google Map. La visione micro permette di vedere le case, gli spazi tra di esse, le strade e l’articolazione urbana o rurale. Si vedono i particolari, ma non sempre è possibile orientarsi e cogliere come il frammento è inserito nel territorio. Una dimensione maggiore permette di focalizzare l’attenzione sul territorio regionale con le sua città, le divisioni amministrative, le principali connessioni viarie e gli elementi naturali, quali catene montuose o fiumi, dove città, strade e altri oggetti sono indicati da segni convenzionali (ad esempio due piccoli cerchi concentrici per le città) e non come “impiccolimento” degli oggetti della dimensione precedente. Una dimensione ancora maggiore permette di vedere nazioni e continenti. Il morphing del digitale ci fa immaginare un ingrandimento progressivo della stessa mappa, mentre in realtà ci sono salti, si va per “quanti” e periodicamente per passare a dimensioni maggiori dopo una fase di ingrandimento si ha la sostituzione di una mappa con un’altra nella quale sono presenti oggetti diversi e sono usate simbologie diverse. Nel micro la rappresentazione ha un rapporto analogico con il mondo, sono immagine ricavate dal satellite. Nel meso e macro si hanno simboli e, riprendendo Pierce, il significante – la mappa – ha un legame in alcuni casi convenzionale con ciò che rappresenta. I tre livelli contengono informazioni differenti, tutte necessarie per avere un quadro complessivo, né per trovare nella visione macro un particolare basta osservarla con una lente e ingrandirla. Ogni visualizzazione ha una sua logica, propri contenuti, propri linguaggi; permette di rispondere a differenti domande e di effettuare specifiche inferenze. Ogni visualizzazione ha un senso e una finalità autonoma, fornisce dati e permette analisi differenti e, d’altro canto, solo la co-presenza e il confronto tra le tre visualizzazioni favorisce una comprensione profonda dell’ambiente.Il viaggio
Viaggiando da Pordenone a
Macerata si arriva a Mestre. Si deve affrontare la rotonda le cui uscite sono:
l’autostrada A4 per Padova, la statale 309 detta anche Romea, la strada che
porta a Venezia, la tangenziale con direzione Trieste. Si debbono prendere
differenti decisioni che si riferiscono a dimensioni tempo-spaziali differenti:
- La dimensione micro supporta le scelte relative
al contesto: ad esempio con che velocità e marcia affrontare la rotonda, in
quale corsia inserirsi e come rapportarsi con i veicoli davanti e a fianco;
- La dimensione meso orienta sulla decisione
dell’uscita da prendere: la Romea o l’autostrada A4? Entrambe permettono di
raggiungere la destinazione finale e la scelta, pertanto, non è determinata
solo dalla meta, ma anche da indicatori di medio periodo: costi, stanchezza,
monotonia del tratto differente, problemi di guida, fermate intermedie, dove
rifornirsi di carburante, dove sostare e mangiare – una piadina romagnola
potrebbe essere piacevole;
- La dimensione macro è connessa alla meta del viaggio
e alla necessità di arrivare in un certo tempo alla destinazione finale per
svolgere una serie di attività.
Nello stesso istante occorre tener conto, pertanto, delle
tre dimensioni che operano, sia in modo connesso, sia in modo autonomo. La
velocità e il modo con cui affrontare la rotonda non dipendono dalla meta da
raggiungere, mentre la scelta se percorrere la Romea o l’A4 potrebbero
dipendere dagli impegni che ho a Macerata e dall’ora massima di arrivo (fattori
macro), ma anche da indicatori connessi al percorso e a modalità di viaggiare
(fattori meso). Comunque, in funzione della meta finale, sono escluse le altre
uscite della rotonda.
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