Dalla falce alla mietitrebbia

Negli ultimi decenni è cambiato il rapporto uomo-natura:

sia nella falce, sia nella mietirebbia sono incorporati i saperi

modifica l'ambiente

modifica il modo di coltivare

cambia la relazione tra scienze e tecnica

cambia il rapporto tre formazione di chi la usa

Quando si passa dalla zappa all'artefatto moderno, anche il più semplice degli elettrodomestici si presenta, a differenza della zappa, con un corollario di scritture e immagini, alcune impresse direttamente sul suo corpo, altre nei manuali, che fanno parte dello stesso e lo completano e senza le quali difficilmente potremmo usarlo, almeno in tutte le sue funzioni.
Nella zappa l'elemento chiave per l'uso era l'esperienza incarnata, spesso implicita. Lo strumento chiave dell'artefato digitale è un misto di saperi legati al contesto e la conoscenza indiretta recuperabile dalle istruzioni.
Ugualmente il passaggio dalla falce alla meti-trebbiatrice segna il passaggio da un artefatto che non era accompagnato da un manuale d’uso e il cui utilizzo si apprendeva per imitazione, a una macchina complessa che richiede formazione e connessione tra saperi. Il digitale produce ulteriori livelli di ibridazione tra strumento e prodotto. Se operando con la falce la tecnologia mette in contatto l’uomo con la pianta del grano, con la natura, e utilizzando la mietitrebbia il rapporto con la natura è mediato da interfacce, nel salto successivo, agendo con il computer, la distinzione tra hardware, software e prodotto diventa liquida, quasi si dissolve. Il pc è l’artefatto che realizza i prodotti, anche essi digitali, che li contiene e che ne permette la fruizione. Non trasforma materiali naturali, ma produce artefatti. Tecnologia e prodotto parlano la stessa lingua e operano con lo stesso codice. Se la pagina scritta è autonoma dallo strumento della scrittura, la pagina digitale vive solo nel contenitore che l’ha prodotta (Rivoltella & Rossi, 2019, 83).

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