DAD e luddismo

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Il dibattito sulla DAD dopo il 2020 durante e dopo i periodi di lockdown hanno evidenziato l’approccio luddista e tecnocentrato. Il ricorso alla DAD è dovuto all’impossibilità di percorrere altre piste e non a una scelta specifica. La DAD ha permesso di mantenere rapporti e di supportare anche psicologicamente giovani e famiglie, ma ha anche mostrato la necessità di competenze e di una didattica differente che non sempre i docenti padroneggiavano.

La DAD è stata una risposta all’emergenza e sicuramente a fine periodo i risultati raggiunti sono inferiori a quelli possibili con la didattica in presenza che sucuramnete ha una continuità e un ritmo diverso, soprattutto per le modalità didattiche utilizzate. La didattica in futuro dovrà prevedere una saggia miscela di strategie differenti, comprese quelle supportate da tecnologie. In effetti durante e dopo la DAD i docenti hanno potuto apprezzare comportamenti e competenze degli studenti che non avevano percepito e apprezzato quando il lavoro era solo in classe. Hanno in alcuni casi colto scelte autonome, la capacità di gestire processi, la capacità di operare in autonomia e organizzare il lavoro. Alcuni studenti con specifiche disabilità hanno mostrato lavorando con tempi diversi e nei propri spazi capacità mai evidenziate.

Vedere nella DAD e non nella situazione complessa dovuta al COVID-19 la causa delle difficoltà attuali, didattiche e psicologiche, di studenti e docenti, è una forma di luddismo. Ugualmente credere che siano le tecnologie a garantire successi. In fondo sia i luddisti che i tecnocentrati partono da una visione simile della tecnologia: come oggetto separato dagli umani che opera con una propria logica. La posizione opposta prevede invece una situazione interattiva in cui le tecnologie sono sia strutturate, sia strutturanti e, comunque, sono antropologicamente determinate, in quanto prodotte e gestite dagli umani.

Una posizione simile che vede al centro le tecnologie come agenti autonomi è individuare come differenza fondante tra università telematiche e "normali" la presenza delle tecnologie nelle prime. In realtà la più profonda differenza è sull'assenza della ricerca nelle prime e, per quanto riguarda la didattica, per la presenza della interazione nelle seconde. La didattica delle telematiche non rpevede la lezione interattiva, modello spesso utilizzato in presenza, ma una presentazione frontale registrata che lo studente può fruire dove e quando vuole. Anche una lezione in rete è diversa se erogata da una università normale in quanto prevede l'interazione. In realtà la differenza è data dalla relazione numerica docente/studente, a livello di 2 zeri nelle normale e di 3 zeri nelle telematiche.

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