Esempi di relazione tra fading e scaffolding
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Si è proposto come esercitazione di indicare il dispositivo per
affrontare nello studio della storia romana il passaggio dalla repubblica
all’impero, superando due conflitti cognitivi spesso presenti tra gli alunni:
la cesura netta tra una forma e l’altra di governo, la connessione del
passaggio alla sola presenza o meno di un imperatore, sottovalutando le
dinamiche sociali e civili connesse. Gli studenti progettisti potevano optare o
per una lezione istruzionista, in cui il docente attraverso mediatori anche
molto elaborati, avrebbe presentato le tematiche, o per una lezione per
problemi in cui agli alunni, divisi in gruppo, avrebbero studiato dei materiali
e risposto alla domanda. Dall’esame delle progettazione è emerso che in
entrambi i casi, pur avendo individuato correttamente i conflitti e avendo
fornito dei materiali interessanti, gli studenti non esplicitavano come le
attività proposte operassero per la soluzione del conflitto. I molti casi era
sufficiente l’assegnazione del materiale, senza l’accompagnamento di una
precisa e organica consegna, in altri la esplicitazione dei fatti e i relativi
commenti senza una focalizzazione sulla struttura del testo e sul conflitto era
ritenuta sufficiente.
Un ulteriore esempio, relativo al nido, può chiarire la situazione.
Lavorando in un nido con bambini dai 12 ai 24 mesi, abbBox osservato bambini lavorare sulla soluzione di
problemi quali infilare piccoli anelli (ad esempio elastici) in un bastoncino o
inserire in un rettangolo di legno con incise delle forme geometriche le forme
stesse. Sono state adottate tre modalità. La prima consisteva nel mostrare come
fare. Anche ripetendo molto spesso l’azione risolutiva, i risultati sono stati
scarsi perché il bambino non era motivato a risolvere il problema, che non
vedeva come suo, non era incuriosito a risolverlo. La seconda consisteva nel
lasciare i materiali a disposizione. I bambini, se iniziavano a giocare,
provavano più volte. Casualmente riuscivano nell’impresa, ma nella maggioranza
dei casi non riuscivano e dopo un lasso di tempo abbandonavano. La terza modalità
consisteva nel lasciare i materiali a disposizione e aspettare che i bambini
mostrassero interesse, iniziassero a provare e percepissero la difficoltà. Solo
in questo momento interveniva l’adulto che suggeriva dei movimenti o delle
prospettive. Per l’adulto era molto importante aver osservato il bambino perché
spesso coglieva il punto critico, l’ostacolo e più che fornire la soluzione
“generale” interveniva aiutando il bambino in quel gesto che impediva la
soluzione. Poi veniva lasciato il tempo al bambino di riprovare in autonomia.
Questa terza modalità che abbinava spazi di autonomia (devoluzione) e spazi di
intervento del docente (scaffolding) ha dato i migliori risultati. In sintesi
il processo può essere descritto come:
-
Fase iniziale di esplorazione autonoma dello studente o
del gruppo. Il docente osserva a distanza.
-
Fase di intervento del docente per superare gli ostacoli
eventualmente emersi con modeling o
coaching.
-
Fase di nuova esplorazione autonoma dello studente che
raccoglie frammenti. Il docente osserva a distanza e interviene solo se
richiesto o se emergono ulteriori ostacoli.
-
Fase finale di debriefing
in cui il docente e la classe ricostruiscono una rete di senso connettendo
i frammenti grazie alle linee rosse orizzontali e verticali che il docente
individua in base agli elementi sistemici.
Molto spesso il docente, grazie all’esperienza pregressa, conosce le
fasi di lavoro, socialmente rilevate, in cui gli studenti incontrano maggiori
difficoltà e nella predisposizione del lavoro può già prevedere specifiche
consegne atte a fornire il dovuto scaffolding.
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