La struttura del testo e della lezione
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Laurillard sottolinea l’importanza per l’apprendimento di evidenziare la struttura del concetto ovvero “la sequenza di cambiamenti controllati che lo studente deve attraversare quando è chiamato a distinguere il concetto in questione” (Laurillard, 2014, 105). È evidente il riferimento all’architettura delle varianti.
Ho osservato gli studenti
mentre cercavano di usare un micro-mondo di fisica, quando non avevano idea di
come interpretare ciò che succedeva sullo schermo; non potevano usare il
feedback per rivedere le loro azioni. Lo stesso può succedere in una
conversazione tra insegnante e discente. In entrambi i casi c’è una relazione
logica tra la struttura del concetto che si vuole apprendere e la capacità del
discente di utilizzare le informazioni presentate dalla situazione per
riorganizzare e migliorare ciò che sta producendo. Quando l’insegnante progetta
in modo soddisfacente, la situazione stessa “co-produce” la conoscenza
attraverso l’attività dello studente. Tutte e tre le tecniche, ponte, conflitto
cognitivo e architettura delle varianti specificano il tipo di interazione che
dovrebbe avere luogo tra insegnante, studente e oggetto (ivi, 106).
Per struttura del concetto la ricercatrice intende il
“senso”, la capacità di cogliere le relazioni che connettono/distinguono il
concetto da altri concetti o differenti situazioni, non una sovra-struttura
gerarchica.
Marton e Booth (1997) si spingono oltre e si focalizzano
sulla logica interna della struttura concettuale che viene appresa. Parlano di
“struttura pertinente”. Suggeriscono, prima, di decostruire tutte le possibili
varianti dei parametri e, poi, di ricostruire per permettere al discente di
sperimentare i concetti “come un tutto coerente”.
Laurillard sposta l’attenzione sulla struttura del testo.
Sappiamo che gli studenti che
usano un approccio superficiale all’apprendimento potrebbero fallire
nell’individuare la struttura e il significato di un comunicato verbale,
erogato con una presentazione orale o con un testo scritto sotto forma di
lezione o di libro. Ho individuato lo stesso problema in uno studio su studenti
che apprendevano attraverso dei video di scienze sociali. La struttura interna
del video era elaborata e oscura per gli studenti che trovavano difficoltà a
comprendere il significato generale veicolato attraverso quella struttura
(Laurillard 2014, 151).
Tra gli errori più frequenti che commettono gli studenti
nell’esaminare un testo la ricercatrice inglese pone l’utilizzo di un’analisi
orizzontale, ovvero l’incapacità di utilizzare la struttura sintattica per
distinguere gli elementi principali da quelli secondari, oppure l’incapacità di
distinguere l’esempio dal contenuto.
La Variation
Theory suggerisce strumenti per analizzare il testo (in qualsiasi
media esso sia) e per aiutare gli studenti a focalizzarne la struttura, in modo
diverso rispetto al semplice uso di una buona indicazione e di dispositivi
organizzatori (Marton & Booth, 1997). La chiave è costruire una “struttura
significativa” per la loro esperienza.
Propone il testo come un corpo complesso composto da
elementi che possono essere concetti, definizioni ed esempi. Individuare la
struttura significativa equivale a produrre una rete che connetta i vari
elementi e dia senso al testo. In tale direzione docente e studente operano in
modo diverso perché partono da culture differenti. Nella prospettiva del
docente è la disciplina a suggerire la rete che lega i concetti e garantisce la
distinzione, ad esempio, tra concetti ed esempi. Nella prospettiva del
discente, che non dispone della chiave epistemologica o non la padroneggia
ancora in modo generativo, il testo e il linguaggio possono suggerire la rete e
possono guidarlo nell’assegnare un corretto valore a ogni componente e nel
costruire una rete significativa. Le due reti, quella del concetto e quella del
testo, sono autonome, ma intrecciate. Ancora una volta due dimensioni che
dialogano. La lettura del testo richiede abilità e competenze linguistiche,
trasversali alle discipline, che sono possedute anche dallo studente. La
funzione degli organizzatori anticipati di Ausubel (1978), segni e strutture
iconico-grafiche, va in tale direzione. L’allineamento progressivo fra docente
e studente può favorire che anche il secondo arrivi a cogliere la rete
disciplinare, ma questa strada non può essere la chiave iniziale di accesso[1], ma il
punto di arrivo.
Una lezione può essere assimilata a un testo. Anche in
questo caso sono presenti più dimensioni. Vi è, come nel caso precedente, la
struttura concettuale del tema affrontato, una rete che dipende
dall’epistemologia disciplinare e dalla relazione tra il tema e gli altri della
disciplina e delle altre discipline. Vi è, poi, la struttura didattica della
lezione che con la sua organizzazione chiarisce obiettivi e orienta lo studente
e ne focalizza l’attenzione sugli aspetti principali e secondari. Tali
strutture operano sinergicamente e procedono sia parallelamente, sia
autonomamente. Alcune emergono prima di altre e poi trascinano le altre, altre
volte sono trainate. Non tutti i soggetti, studenti e docenti, hanno contezza
delle varie dimensioni allo stesso livello. Ad esempio la struttura dell’argomento
potrebbe essere chiara al docente, che ha una visione d’insieme sulla
disciplina, mentre per lo studente, che non ha uguale consapevolezza
dell’epistemologia disciplinare, potrebbe essere più evidente l’organizzazione
della lezione e da essa accedere ai contenuti e all’epistemologia disciplinare.
Nella progettazione visibile, di cui parleremo nel capitolo tredicesimo,
l’esplicitazione e la condivisione con gli studenti del curricolo e della
sessione supportano l’apprendimento chiarendo la struttura didattica e grazie a
essa la struttura dei vari temi.
Come in generale in un’azione dialogano uno schema
senso-motorio e uno schema linguistico, così nell’agire didattico si
confrontano più dimensioni tra le quali rivestono particolare importanza quella
epistemologica dell’argomento trattato e quella didattica, relativa alla
struttura della sessione di lavoro. La conoscenza, ma lo stesso discorso vale
per l’apprendimento, avanzano grazie al dialogo/allineamento tra le diverse
dimensioni. A turno una dimensione serve da ponte e fornisce il punto di
partenza padroneggiato per superare il conflitto ed esplorare il territorio
sconosciuto, grazie a un gioco di analogie, metafore, contrapposizioni.
Per il docente padroneggiare le differenti prospettive è
essenziale in quanto il primo conflitto che deve superare è confondere la
propria prospettiva e il proprio sapere con quello dello studente e pertanto
deve attivare processi empatici per costruire il percorso tenendo conto a un
tempo della propria e della altrui prospettiva. Essere consapevole delle
diverse dimensioni presenti in ogni azione e nell’agire didattico diventa
pertanto fondamentale per chi insegna.
[1] L’ipotesi
precedente, ovvero che siano presenti nei processi di apprendimento due reti,
una legata alla disciplina e l’altra al testo, riprende la relazione tra
pensiero e linguaggio in Vygotskij. I legami sintattico-grammaticali
suggeriscono le relazioni concettuali sottese, parallele a quelle
logico-disciplinari.
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