Resilienza

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In letteratura il concetto di resilienza è controverso, sfaccettato, "multiproblematico". Per Reghezza-Zitt et al. (2012) le definizioni presenti sono spesso opposte tra loro e “la sua messa in atto comporta rischi etici e politici. Il ricorso alla resilienza presuppone scelte morali e ideologiche, che non sono sempre chiaramente enunciate e pongono problemi” (ivi, 1). La prospettiva di vari autori tra cui Ungar (2018), Millican & Middleton (2020), e amhed Shafi (2020) è alternativa a quella per la quale la resilienza suggerisce soluzioni, ad esempio una strategia, una pillola o un muro protettivo, che permettono al soggetto di essere meno vulnerabile. Nella prospettiva di Millican & Middleton, simile a quella di Ungar, “la resilienza è qualcosa che cambia con il tempo e nel contesto, ed è il risultato delle interazioni all'interno del sistema e tra il sistema stesso e altri sistemi” (Millican & Middleton, 2020, 4).

Nel passato la resilienza era la capacità dei singoli di resistere al conflitto, di recuperare l’equilibrio precedente, “di guarire e tornare alla forma” (Millican & Middleton, 2020, 4). Oggi prevale una visione dinamica in cui la resilienza non è data dalla robustezza del singolo soggetto, ma è una proprietà sistemica emergente dal processo capace di costruire strategie in itinere ponendo la sua attenzione sulla rete di relazioni che connettono soggetto e ambiente. La resilienza si pone all’incrocio di due assi (Figura 1). Il primo vede ai suoi estremi il rischio e le avversità, da una parte, e i fattori protettivi, dall’altro, il secondo collega vulnerabilità e invulnerabilità: la resilienza è la via d’uscita tra questi elementi (idem). “La resilienza è una proprietà che emerge dall’interazione tra tutti questi aspetti, vulnerabilità e invulnerabilità, fattori protettivi, fattori di rischio e avversità” (ivi, 3). In campo educativo “le ricerche suggeriscono che affinché l'apprendimento avvenga, deve esserci uno spazio ottimale in cui vi sia una certa vulnerabilità che crea una "apertura all'apprendimento" piuttosto che una "rigidità" invulnerabile che può impedire l'apprendimento” (ivi, 11).

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