C'è sempre un conflitto?

[Progettazione come azione simulata]

[Progettazioni]

L'approccio teorico con cui abbiamo parlato di progettazione assegna al conflitto un ruolo centrale.

Si veda il capitolo terzo su apprendimento e insegnamento. Il percorso logico è il seguente: apprendere equivale a rompere un equilibrio e costruirne un altro. In due casi non si rompe un equilibrio:

- quando si propone qualcosa che già l'alunno sa nello stesso modo in cui egli lo sa.
- quando si propone qualcosa tanto lontano dal mondo di chi ascolta per cui l'input non provoca nulla ma resta estraneo, scorre sull'altro come acqua senza lasciare traccia. Se parlo in cinese a un soggetto che non sa il cinese sono fuori dal suo spazio di sviluppo prossimale. La stessa cosa avviene quando si apprende a memoria una legge fisica o di altra disciplina: viene ripetuta alla perfezione, può permettere di avere una posizione positiva, ma poi non lascia traccia e dopo un mese è dimenticata. Non vi è apprendimento.

Insegnare pertanto equivale a proporre input che si connettono a qualcosa che uno sa, ma sa male o in modo incompleto. Apprendere significa mettere in discussione la conoscenza pregressa e modificare la propria concettualizzazione. Ecco dunque la centralità del conflitto.

In altri termini il conflitto c'è sempre, altrimenti non ci sarebbe apprendimento. Se chiedete a un docente su quale conflitto lavora vi guarderà male, non perchè non lavori sul conflitto, ma perchè spesso non è consapevole di lavorare sul conflitto. I docenti sanno dove gli studenti incontrano problemi per l'apprendimento e sanno come affrontare tali nodi. Dire che in un passaggio gli studenti incontrano problemi significa evidenziare che in quel passaggio è presente un conflitto.

Una studentessa scrive:

In classe progetterò una lezione di Geografia sulla collina, partendo dal luogo in cui viviamo (Macerata). Sto però trovando difficoltà nel trovare un conflitto riferito a questo argomento. La mia domanda è: c’è sempre un conflitto per ogni tema?

Proviamo a individuare quale possa essere il conflitto. Innanzitutto quella che potrebbe essere la lezione classica istruttivista da non fare: 

"La collina è un rilievo di altitudine meno elevata e con aspetto meno impervio rispetto alla montagna. La distinzione tra montagna e collina non è netta ed esistono varie convenzioni in merito; d'ordinario si definisce collina un'altura che approssimativamente non supera i 500-600 metri di altitudine (purché non presenti un aspetto impervio), benché nelle rappresentazioni cartografiche siano mappati come collinari i rilievi di altitudine inferiore a 675 m s.l.m." (da WIKIPEDIA)

Procedere invece per comprendere come classificare può diventare interessante. E intanto proporre agli studenti di dare una definizione di collina. Non solo l'altezza determina il fatto di definire un luogo come collina. Ad esempio la piana di Colfiorito è tra i 750 e gli 800m di altezza ma non può essere considerata collina. In altri termini la prima questione è: tutti gli alunni usano il termine "collina" ma poi forse hanno difficoltà a darne una descrizione precisa. Non è un caso che la definizione precedente di wikipedia propone la differenza tra montagna e collina, ma non quella tra pianura e collina. La differenza tra montagna e collina è l'altezza. Tra collina e pianura invece la pendenza. Possiamo avere colline a 200m di altezza (Potenza Picena è posizionata su una collina ed è a 230m s.l.m.) e avere pianure a 300m (Tolentino 230m e San Severino 240m, oppure Torino 240m o Pinerolo a 370m nella pianura Padana).
Ecco il primo conflitto: gli alunni pensano che la collina sia più alta della pianura in assoluto.
Quindi si va oltre la istruzione che utilizza il solo parametro dell'altezza e prende si in considerazione altezza e pendenza, da un lato, e rapporto relativo tra pianura e collina in uno stesso intorno spaziale.

Un secondo conflitto riguarda la necessità di distinguere pianure e colline: perchè definirle? Il conflitto in questo caso è nel ridurre la differenza al solo aspetto fisico, quando la differenza è culturale, storico, agricolo e industriale. Per un alunno potrebbe essere non ovvio evidenziare come si sono tarsformate le zone abitate in differenti periodi storici (nelle Marche all'epoca romana i centri erano in pianura, nel medioevo in collina, oggi di nuovo sono abitate le pianure), le coltivazioni diverse in collina e in pianura: in questo caso abbiamo un conflitto di secondo tipo (ovvero una lacuna: penso che la differenza sia solo fisica (l'altezza) e invece riguarda la storia, le coltivazioni, ecc. ecc.).

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