DEPIT. La struttura
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La
sperimentazione è iniziata nel 2013 con PROPIT e poi si è ampliata a livello
internazionale con DEPIT. Se le mappe di PROPIT erano realizzate con VUE, per
DEPIT è usato un software proprietario scaricabile gratuitamente dalla rete[1].
DEPIT è
composto da mappe autonome, la mappa curricolo che contiene i moduli (Fig. 1),
le mappe modulo che contengono le sessioni, le mappe sessioni (Fig. 1) che
contengono le attività. Nella
mappa curricolo cliccando al centro di ogni carta modulo si passa alla mappa
modulo e con la stessa logica dalla mappa modulo cliccando sulla carta sessione
si passa alla relativa mappa sessione con
all’interno le attività[3]. Pertanto
ogni livello (macro, meso e micro) è contemporaneamente una mappa autonoma e
connessa alle altre.
I moduli
nella mappa curricolo, le sessioni nella mappa modulo e le attività nella mappa
sessione sono rappresentati con dei riquadri, come carte da gioco che
contengono il titolo e/o un’immagine. Ogni carta contiene un bottone cliccando
il quale si apre la scheda descrittiva, che contiene le informazioni utili
(Fig. 4). La scheda delle attività può contenere anche i link ai materiali
digitali da utilizzare durante i lavori, i riferimenti ai materiali cartacei da
consultare, ad esempio le pagine del manuale, e i prodotti realizzati dagli
studenti. Le informazioni utili, visibili anche agli studenti, sono la durata,
gli obiettivi, le competenze, la tipologia delle attività, uno spazio per
annotazioni libere. Oltre a questi
elementi, visibili anche agli studenti, il docente può inserire delle osservazioni
che solo lui può leggere. È possibile
inoltre passare dalla modalità visualizzazione, per studenti, sia in classe,
sia on line[4],
alla modalità edit, in cui può operare solo il docente.
DEPIT
rispetta e rispecchia alcuni dei punti fermi presenti nella trattazione dei
precedenti capitoli. Si articola intorno alle attività. Gli elementi presenti
nelle card sono quelli previsti da Laurillard per descrivere i pattern come
precisato nei capitoli decimo, undicesimo e dodicesimo.
Le mappe
rappresentano i livelli, macro, meso e micro, tra loro autonomi, ma collegati.
Il digitale favorisce a un tempo l’autonomia e la connessione. Fin
dall’elaborazioni dei primi ipertesti è stato sottolineato come le singole
lessie, le pagine dell’ipertesto, siano automi miopi che interagiscono e
possono formare plurime aggregazioni a seconda dei percorsi con cui sono
costruiti (Landaw, 1998). Il digitale garantisce anche la possibilità di
rieditare l’artefatto così che possa essere rimodulato in azione e fungere da
aggregatore dei materiali proposti in classe dai docenti o prodotti dagli
studenti. Garantisce pertanto quella flessibilità che è un requisito necessario
alla progettazione nel mondo attuale.
Infine
l’artefatto progettuale presenta per ogni livello una dimensione narrativa (la successione
di moduli, sessioni e attività) e una descrittiva (la scheda). Tale struttura è
coerente con la proposta contenuta nel capitolo decimo e tiene conto sia della
sostenibilità. Il livello narrativo è garantito dalla struttura della mappa che
segue un ritmo temporale, mentre quello descrittivo dalla presenza in ogni nodo
di una scheda che ne tratteggia le caratteristiche.
Figura 5 - La scheda descrittiva dell'attività con la
immagine di Leopardi.
Sulle modalità di lavoro e sulle potenzialità informatiche rimandiamo agli specifici manuali reperibili nel sito.
[1] http://depit.eu
[3] Il numero dei livelli non è
rigidamente fissato e si potrebbe costruire una struttura con due soli livelli
o con più di tre livelli.
[4] Per approfondire le potenzialità
operative e le caratteristiche tecniche si rimanda al sito web depit.eu
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